22/04/2017
di Giuseppe Colangelo
Nella folta galleria di luoghi e personaggi lucani tratteggiati su carta e tela da Carlo Levi spicca un quattro zampe dai più del tutto dimenticato. Si tratta di Barone, il cane randagio con il quale l’artista e scrittore stringe una forte amicizia proprio durante il confino nella nostra regione.
Nasce così un’immagine della regione che va oltre i confini del reale e del tempo. Una terra simbolica, insomma, per denunciare la condizione di una umanità vessata e impotente che non riesce a entrare nella storia. E in questo mondo contadino fatto di vertiginosi calanchi argillosi e di volti scavati dalla fatica, di superstizione e di ritualità, trova una sua dimensione quasi umana anche Barone, retratto delicatamente tra le pagine del romanzo e nei tanti bozzetti e dipinti che l’artista realizza in quegli anni per lui così fecondi. Sodalizio che non sfugge al cinema su cui si sofferma il compianto Francesco Rosi il quale, nell’adattamento omonimo del “Cristo” realizzato per il grande schermo nel 1978, sottolinea lo speciale rapporto tra il cane e il medico torinese. Fin dai primi fotogrammi del lungometraggio, infatti, lo spettatore assiste al commovente incontro tra l’esiliato, ormai sul punto di inoltrarsi in una terra desolata e sconosciuta, e lo scodinzolante e simpatico randagio destinato a diventare il suo inseparabile amico.
Un solco tanto profondo, quello tracciato dall’opera dell’indimenticato artista, che ad Aliano e nell’intero territorio ha dato vita negli anni a una rinnovata consapevolezza nei propri mezzi e a una voglia di riscatto, i cui frutti più evidenti sono la nascita nel 1998 del “Parco Letterario Carlo Levi” promotore nel paesino del confino di una miriade di attività culturali in grado di attrarre l’attenzione dei media e di un pubblico non solo nazionale. Fra gli eventi più significativi il “Premio Letterario Nazionale Carlo Levi”, ormai prossimo alla XIX edizione, e la suggestiva Festa della Paesologia “La Luna e i Calanchi”. A Matera, Capitale Europea per la cultura 2019, lo spazio di Arte Contemporanea di Palazzo Lanfranchi invece ospita circa 700 dipinti di Carlo Levi. Una sorta di lungo film che documenta minuziosamente una straordinaria esperienza umana e artistica unica e irripetibile. Frutto di un mondo tanto amato da Levi al punto che prima di morire esprime il desiderio di essere sepolto ad Aliano.
Tratto da La Voce dei Calanchi n.125