Il pittore lucano Carlo Sellitto, attivo a Napoli nei primi decenni del Seicento, è il portavoce in Basilicata del verbo caravaggesco. Con lui per la prima volta la storia dell’arte lucana segue di pari passo quella della capitale che, attestandosi sugli esiti rivoluzionari della pittura di Caravaggio, diviene a sua volta il maggior centro culturale dopo Roma.
Particolarmente fecondo è infatti l’innesto del naturalismo caravaggesco nell’ambiente meridionale, non soltanto perché qui il maestro lascia molte delle sue opere, ma perché la sua arte trova terreno fertile nel locale substrato di cultura ispano-fiamminga e nell’incontro con il filone carraccesco dei pittori bolognesi attivi a Napoli, quali Reni, Domenichino e Lanfranco.
Carlo, figlio di Sebastiano Sellitto pittore e doratore nativo di Montemurro trasferitosi a Napoli con tutta la famiglia, entra probabilmente in contatto con la pittura di Caravaggio già nel 1608; è infatti tra il 1608 e il 1612 che si colloca il ciclo di S. Pietro da lui eseguito nella cappella Cortone in S. Anna dei Lombardi a Napoli, che testimonia la precoce assimilazione dei nuovi portati luministici caravaggeschi.